Se il cibo naturale è sempre e comunque buono, perché noi uomini non mangiamo le erbe o le piante infestanti, che sono così naturali e così facili da coltivare?
È una domanda semplice, questa, ma che ci può fornire lo spunto giusto per leggere un libro che sulla storia dell’agricoltura e dell’alimentazione umana ha molto da dire: “Il caso OGM: il dibattito sugli organismi geneticamente modificati” di Roberto Defez.
L’autore, direttore del Laboratorio di Biotecnologie Microbiche all’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli, ci racconta che già 10.000 anni fa le piante, così come gli animali, sono state addomesticate perché “non è nel progetto di nessun organismo vivente sul pianeta, piante incluse, di crescere per nutrire altri esseri viventi”. Ed è per questo che l’uomo sceglie le piante più adatte alla domesticazione. Defez definisce neopaganesimo il nuovo credo nell’assolutismo della definizione che un cibo è buono perché è naturale. È questo un credo che però disconosce il ruolo che l’uomo ha avuto nel combattere carestie, malattie e intossicazioni. Perché l’uomo ha addomesticato le piante che, come tutti gli esseri viventi, hanno sempre lottato per proteggersi dai predatori che minacciano la loro esistenza. Si sono dotate di corteccia, spine e veleni per sopravvivere e dare un futuro alla propria progenie. Il ruolo dell’uomo è stato semplicemente quello di spogliare le piante delle proprie difese per potersi alimentare e sopravvivere.
Roberto Defez ci racconta la storia del grano, anch’esso in pratica un OGM, ci racconta dell’azoto, che ha cambiato la produttività agricola in modo straordinario, della rivoluzione verde di Norman Borlaug. Ci racconta come il core business delle industrie chimiche statunitensi non siano gli agrofarmaci, come in Europa, ma gli OGM, che garantiscono una ricerca innovativa e consentono un grande abbattimento della chimica in agricoltura.
È proprio su questo punto che vale la pena soffermarsi. Sia gli OGM che l’agricoltura biologica sono soluzioni all’espansione della chimica all’interno dell’agricoltura tradizionale. Sono due risposte, diverse, talvolta opposte, ad uno stesso problema. Uscire da posizioni ideologiche e agire in sinergia, approfondendo discussioni ed argomenti in maniera razionale potrebbe portare ad una soluzione coordinata, scevra da falsi miti ed allarmismi che non permettono di godere delle scoperte e delle tecniche di entrambe le tecnologie.
Intanto, impariamo la storia degli OGM, leggendo il saggio di Roberto Defez, e proviamo capire cosa, tra business, innovazione e futuro vogliamo scegliere e come possiamo sconfiggere affermazioni propagandistiche che con la vita, il futuro e l’alimentazione non hanno niente a che fare.