«È davvero inaccettabile sostenere che le donne debbano rispondere a queste domande. È una decisione che spetta alla donna quando avere figli, non deve avere conseguenze sul fatto di ottenere o meno un lavoro». Questa è la risposta che Jacinda Arden, attuale premier neozelandese, ha dato ad un giornalista che le aveva chiesto se dopo le elezioni del 2017 avesse voluto costruire una famiglia. La più giovane premier in Nuova Zelanda da oltre 150 anni a questa parte e seconda donna a guidare il Paese, insieme all’ex premier danese Helle Thorning-Schmidt – capace di assumere la leadership prima tra i socialdemocratici e poi al governo di Copenaghen – rappresentano due esempi di come, cercando di andare al di là delle più recenti notizie, esistano realtà capaci di creare slanci e proiezioni ottimistiche verso il futuro, fondate sulla considerazione della figura femminile come parte necessaria per la costruzione del benessere sociale e della ripresa.
Sono simbolici i dati del 2017 pubblicati dall’Osservatorio per l’Imprenditorialità Femminile di Unioncamere che, in relazione all’ormai macrocosmo costruito sul binomio donna – impresa, dimostrano come fra il 2014 e il 2016 l’incremento delle imprese femminili sia stato dell’1,5%, il triplo rispetto alla crescita del mondo imprenditoriale che non ha oltrepassato lo 0,5%. Ad oggi le donne sono riuscite a conquistare la guida di 1,32 milioni di imprese (21,8%), su un totale di quasi 7 milioni di imprese registrate. Imprenditoria agricola, commercio, turismo, ristorazione, estetica e imprenditoria cooperativa: sono questi i settori rosa che, soprattutto nelle regioni centrali con un + 2% e del sud con un + 1,8%, hanno permesso alle donne di reinventarsi, di mettere a frutto le soft skills di genere e di ottenere ottimi risultati nella lotta per l’abbattimento del “soffitto di cristallo”. In particolar modo, l’impegno e i risultati ottenuti nelle imprese cooperative, dove sono rosa il 22,1% delle società registrate e la crescita negli ultimi anni si è rivelata esponenziale, hanno messo in risalto la capacità della donna di saper fare networking.
Quali sono, quindi, i fattori che hanno incentivato la crescita delle quote rosa? Lo sviluppo di supporti tecnologici, come quelli comunicativi, ha certamente giocato un ruolo importante, ma non sono assolutamente da sottovalutare l’inequivocabile gender gap e le difficoltà nella ricerca occupazionale. Proprio questi ultimi elementi negativi, se riletti in una chiave diversa, hanno incoraggiato l’intraprendenza femminile quale arma e strategia per l’abbattimento di discriminazioni e pregiudizi. I dati, la crescita e la ripresa derivano sostanzialmente da una lettura ottimistica circolare di tutti gli elementi di svantaggio che, inevitabilmente, sono diventati la chiave di accesso alla competitività e al mercato.