Ieri un tweet dell’account ufficiale della Commissione Europea ricordava a tutti che sono trascorsi sei mesi dall’entrata in vigore della disciplina sulla protezione dei dati. In passato abbiamo già spiegato nel dettaglio il contenuto del Regolamento (UE) 2016/679, più conosciuto come “General Data Protection Regulation” (Regolamento generale sulla protezione dei dati), diventato efficace in via definitiva lo scorso 25 maggio.
Un primo bilancio del GDPR
Politico Europe ha stilato un primo bilancio di quanto accaduto online. Le denunce depositate presso i soggetti nazionali di controllo sono fino ad ora 57mila, mentre le organizzazioni con violazioni dei dati sono 27mila. Secondo Dealroom, lo scorso anno gli investimenti tecnologici ammontavano a 19,1 miliardi di dollari. Tuttavia una ricerca del National Bureau of Economic Research stima che da quando le nuove norme sono diventate efficaci, c’è stata una riduzione del 40% del denaro medio relativo alle startup. A pagarne letteralmente le spese sono state soprattutto le realtà più piccole che hanno visto lievitare i costi sostenuti.
E le big tech?
Nulla sembra invece intaccare le big tech. Queste ultime hanno speso 6,8 miliardi di euro complessivi tra spese di legali ed esperti incaricati di assicurare il massimo rispetto della normativa vigente. Eppure la quota di mercato relativa alla pubblicità online è aumentata per Amazon, Google e Facebook. La tedesca Cliqz ha infatti scoperto che le piccolo società che si occupano di inserzioni pubblicitarie online hanno visto ridursi del 30% la propria fetta di mercato, a causa soprattutto delle risorse esigue da impiegare. Google invece poteva già contare su una posizione dominante e ha approfittato delle difficoltà incontrate dagli altri operatori del settore. Lo strapotere economico delle big tech non è stato quindi scalfito dalla nuova disciplina relativa alla protezione dei dati ma ha fatto aumentare la consapevolezza del fenomeno.
Il Regno Unito e Facebook
E a proposito di dati, proprio il Paese che sta lasciando l’Unione Europea, ovvero il Regno Unito, sta creando qualche problema a Facebook. Diverse volte infatti il Parlamento inglese ha invitato Mark Zuckerberg a intervenire per spiegare la condotta della società di Menlo Park nell’ambito dello scandalo Cambridge Analytica, ma invano. Si è deciso allora di ricavare queste informazioni indirettamente. Come riporta ancora Politico Europe, Damian Collins, presidente della commissione per la cultura, i media e lo sport del Parlamento, ha inviato un funzionario del Parlamento presso l’albergo dove si trovava il fondatore della società di software statunitense Six4Three. Quest’ultimo ha infatti dei documenti da cui sarebbe possibile trarre importanti informazioni sulle modalità con cui Facebook reperiva e gestiva i dati degli utenti. Questa vicenda è l’ennesima testimonianza del braccio di ferro tra le due sponde dell’Atlantico in ambito tecnologico.
di Giusy Russo
Politico Europe ha stilato un primo bilancio di quanto accaduto online. Le denunce depositate presso i soggetti nazionali di controllo sono fino ad ora 57mila, mentre le organizzazioni con violazioni dei dati sono 27mila. Secondo Dealroom, lo scorso anno gli investimenti tecnologici ammontavano a 19,1 miliardi di dollari.